Il mio amico masochista

Durante gli ultimi anni di gestione Preziosi il povero Genoa aveva toccato il fondo. All’inizio le cose andavano benone in effetti ma poi, vuoi per profilo caratteriale, vuoi per la appurata impossibilità di giocarsela ad alti livelli il Grifone era diventato una barzelletta. Procuratori e club che lamentavano morosità nei confronti della società di Villa Rostan, operazioni di mercato ridotte a porte girevoli e plusvalenze reciproche con Inter e Juventus per giovani sconosciuti che stridevano con una gestione lineare.

Per non parlare della esplicitazione del disinteresse della Presidenza ad ambizioni sportive del club, coronate dal noto caso “licenza UEFA” che fu per la tifoseria uno schiaffone a 5 dita di quelli duri da dimenticare.

Nonostante queste palesi manifestazioni di una gestione portata avanti con l’entusiasmo iniziale ormai dimenticato e la visibilissima voglia di Enrico Preziosi di farsi da parte e lasciarsi alle spalle l’avventura del “Carrozzone SerieA e dintorni” una parte minoritaria della tifoseria difendeva gli ultimi anni di disastrosa gestione a spada tratta.

I più avevano chiaro davanti agli occhi che una situazione del genere non sarebbe potuta durare ancora per molto, ma “loro” no.

Le cronache raccontano che quella minoranza era in torto marcio, il bilancio del Genoa era catastrofico con un indebitamento spaventoso ed il parco giocatori era ridotto al nulla cosmico. Questo lo hanno scritto giornali specializzati di economia calciofila e gli acquirenti subentrati a Fingiochi che si spinsero fino a dichiarare che il loro ingresso evitò un percorso ormai indirizzato al fallimento societario.

E questi sono fatti indiscutibili, slegati e incontaminabili da visioni dei fatti distorte.

La partenza a razzo della nuova proprietà é inciampata in una lunga serie di ostacoli e dubbie operazioni oggi valutate dai Tribunali competenti.

Della struttura diroccata dei 777 resta un baluardo “foresto” in sella.

Si tratta del CEO Blazquez che non ho intenzione di paragonare, per ora, a Preziosi.

Vero è che per la quantità di dichiarazioni che puntualmente sono state smentite dai fatti, quando comunica qualcosa alla tifoseria, da circa fine giugno in avanti, la sua trasparenza è fortemente messa in discussione.

I tentativi di far credere che tutto andasse benone mentre invece Pasko e compagnia venivano denunciati da ogni dove e travolti da una crisi talmente irreversibile al punto di farsi sfrattare per morosità dall’ufficio, non gli hanno certo fatto fare bella figura.

Le sue nette dichiarazioni di un Retegui che voleva andarsene di corsa fanno il paio con “abbiamo offerto ad Albert un milione in più” perché le smentite sono arrivate anche con un tono imbarazzato di controparte.

Poi la ciliegina sulla torta di giorni fa, un mese o poco più, quando lo spagnolo in riunione ACG non solo dichiarava “Spors è fuori” ma addirittura spiegava quanto fossero state dannose scelte tipo Blessin, Yeboah e Ilsanker (per nominarne alcuni) che produssero ben più negatività che le scoperte di alcuni giovani alla Frendrup o Albert (per citare i due più importanti).

Parole del numero 1 genoano che trasudavano la certezza di esserselo tolto dalle scatole per sempre per ritrovarselo in sella in seguito, con grande sorpresa, in qualità di uomo al vertice per Moelis ed A-Cap.

Nonostante l’evidenza della falsità di tali dichiarazioni e/o l’ovvietà di non avere controllo dirigenziale a 360 gradi col ritorno di Spors, emergono nuovamente “loro”.

Non importa che tu sia Pinocchio, Preziosi, Blazquez o pinco pallino.

Basta che tu gli dica il contrario di quel che sta accadendo e “loro” ti elevano a Santo. In una sorta di trance, neanche prendessero lo stipendio per farlo.

È un “loro” bisogno.

Prendere un mascone che ti gira la faccia e poi dire, ma sono io che gli sono andato incontro con la testa!

E da li iniziano con filippiche sul loro filantropo di turno da difendere ad ogni costo, anche se il Santo in questione non glielo ha neppure chiesto.

Oggi é evidente che il potere decisionale añ Genoa non sia di Blazquez ma non possiamo fargliene una colpa della caduta dei 777.

Di certo, si può pretendere di non farsi raccontare continuamente “quella dell’uva”, perché é mancanza di rispetto.

E Blazquez vi ha mancato di rispetto, parlo per me, mi ha mancato di rispetto e purtroppo devo prendere atto che non é più credibile.

Se voi godete a difendere qualcuno che neppure conoscete e vi mente, siete liberi di farlo, ma non venitemi a scrivere che queste considerazioni devo tenerle per me.

Perché la visione distorta non é qui di casa e non lo é mai stata. Qui non siamo al bar a dare giudizi sommari. Siamo un giornale certificato e scriviamo fatti sui quali é necessaria sana informazione.

Non distorta dal “loro” masochismo

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