Il pezzo odierno è spunto, e parte, di un articolo meraviglioso uscito ieri su un noto quotidiano, a tiratura nazionale, che racconta uno dei tanti incontri tra due squadre leggendarie, il Genoa e il Torino.
Bisogna tornare indietro di ben 71 anni quando io, e voi che leggete non eravamo ancora nati.
Era il 15 maggio del 1949, 11 giorni dopo la tragedia di Superga nella quale morirono 31 persone, tra cui la squadra titolare.
il Torino tornava a giocare nel vecchio Filadelfia proprio contro di noi e, inevitabilmente, schierando la squadra Primavera.
Il Genoa rispose scendendo in campo coi pari età.
E lasciando l’onore ai ragazzi del Toro di indossare la prima maglia.
Per la cronaca il Torino vinse 4 0 ma non importava a nessuno.
Quello che contava fu che nessuno si approfittò di quella situazione.
Intendiamoci:
non esiste un paragone tra 31 morti e 15 contagiati.
Ma esiste, o meglio esisteva, quell’ onore e quel rispetto che oggi non esistono più.
E allora, nel pieno di una pandemia che mieteva un’infinità di morti giornalieri, un presidente spingeva, dall’ alto della sua posizione, per una rapida ripresa del campionato, convinto di poterlo vincere e con la sua squadra che si allenava mentre le altre erano ferme.
Giorni fa sentivo Cairo che voleva assolutamente giocare la partita approfittando, di fatto, di una situazione per noi ultra penalizzante.
E penso a come sarebbe stato bello se in risposta al presidente Preziosi che affermava che, in caso di disputa della partita, avrebbe potuto schierare solo la primavera, il presidente Cairo avesse ridposto:
“Allora anch’io”.
Ma quello era un calcio d’altri tempi.
O forse, d’altri tempi, erano solo gli uomini.
GLt
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