Ventura e Tavecchio non si dimettono!

Siamo a mercoledì e Ventura e Tavecchio sono ancora aggrappati ai loro ruoli, ai loro stipendi faraonici, alle loro posizioni di potere. Proviamo ribrezzo. Era giugno 2016 quando ascoltavamo attoniti la scelta del CT della Nazionale. Un piccolo allenatore senza trofei in bacheca o esperienza in campo internazionale. Questo signore è passato alla storia per avere privato di una fase finale dei Mondiali la nostra selezione. Finire nel girone con gli spagnoli suonava fin da subito come una condanna, ma la sua incapacità di leggere una partita  (mai azzeccato un cambio), la sua mediocrità (mai un bel gioco) e la sua follia (4-2-4, ma scherziamo?) hanno portato allo sfascio; lo spareggio a/r con gli svedesi ne è stata l’incoronazione: decine di cross in area contro corazzieri scandinavi che regolarmente spennellavano via e ben lontano la palla. Sublime.

Intervistato dalle Iene, che gli domandavano in merito alle sue intenzioni a dimettersi, ha candidamente dichiarato: “Lo score è uno dei migliori degli ultimi quarant’anni, ho perso due partite (in realtà tre, ndr)”. Incommentabile. Solo ulteriormente irritante.

Lui è evidentemente aggrappato denti e unghie al suo stipendio, al suo contratto da 1,4 mln netti fino al 2020 che il famoso economista Tavecchio (si, lui, il dirigente che fa brutte figure con le sue uscite razziste poco decorose per se e per la Federazione che rappresenta), gli ha prolungato ancor prima di raggiungere la qualificazione. Una genialata.

Siamo a mercoledi, TUTTI vogliono le loro dimissioni, ma loro “non mollano”, rinunciando all’ultimo briciolo di dignità. Situazione “specchio” di un paese dove politici corrotti e pescati con le mani nella marmellata perseverano nei loro pubblici incarichi, dove si legge sui giornali che la crisi è finita mentre la povertà dilaga,  dove la meritocrazia è una parola sconosciuta.

Tristezza a palate.

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